La cometa interstellare 3I/ATLAS continua a dominare le notizie spaziali questa domenica, 23 novembre 2025. Nuovi dati dalle missioni marziane della NASA stanno affinando la nostra comprensione della composizione di questo visitatore, mentre una nuova affermazione su una “anomalia straordinaria” nel suo percorso verso Giove sta riaccendendo il dibattito sulla sonda aliena. Allo stesso tempo, gli astronomi sono impegnati a smentire le voci online secondo cui la cometa si sarebbe frammentata.
Aggiornamenti chiave sulla cometa 3I/ATLAS – 23 novembre 2025
- Scoperta chimica di MAVEN: Una nuova analisi dell’orbiter marziano MAVEN della NASA mappa l’idrogeno attorno a 3I/ATLAS e determina il suo rapporto deuterio/idrogeno (D/H), fornendo indizi sull’origine della cometa in un altro sistema stellare. [1]
- Continua la campagna multi-missione della NASA: Dodici sonde NASA – dagli orbiter marziani alle sonde nello spazio profondo – hanno ora ripreso immagini della cometa, costruendo un quadro 3D della sua chioma, coda e traiettoria. [2]
- No, non è esplosa: Un nuovo articolo spiega che le affermazioni sui social media secondo cui 3I/ATLAS si sarebbe “frammentata” al perielio derivano da una confusione con una cometa completamente diversa, C/2025 K1 (ATLAS). [3]
- Nuova affermazione sulla “13ª anomalia”: L’astrofisico di Harvard Avi Loeb sostiene che l’accelerazione non gravitazionale di 3I/ATLAS l’abbia spinta su una traiettoria che sfiorerà il bordo della “sfera di Hill” gravitazionale di Giove nel marzo 2026 – cosa che suggerisce potrebbe essere intenzionale se l’oggetto fosse una “nave madre”. [4]
- La NASA e la maggior parte degli astronomi continuano a dire: è una cometa, non un veicolo: Le agenzie spaziali sottolineano che 3I/ATLAS si comporta come una cometa attiva e non rappresenta alcuna minaccia per la Terra, anche se il dibattito su spiegazioni esotiche alimenta titoli e click. [5]
Cos’è 3I/ATLAS e dove si trova ora?
3I/ATLAS è il terzo oggetto interstellare confermato mai scoperto, dopo 1I/ʻOumuamua (2017) e 2I/Borisov (2019). È stato scoperto il 1 luglio 2025 dal programma ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System), una rete di telescopi robotici progettata per individuare oggetti potenzialmente pericolosi vicini alla Terra. [6]
A differenza delle comuni comete che hanno origine nelle regioni più esterne del nostro sistema solare, 3I/ATLAS è arrivata su una traiettoria iperbolica, muovendosi troppo velocemente per essere legata al Sole. La sua velocità in eccesso suggerisce che sia stata espulsa da un sistema planetario lontano molto tempo fa e che vaghi nella Galassia da milioni o addirittura miliardi di anni. [7]Tappe recenti lungo il suo percorso:
- Sorvolo di Marte: All’inizio di ottobre 2025, 3I/ATLAS è passata vicino a Marte a circa 19 milioni di miglia (circa 30 milioni di km), abbastanza vicino da essere ripresa da diverse sonde in orbita marziana – e persino dal rover Perseverance sulla superficie – che l’hanno fotografata. [8]
- Distanza attuale: A questo fine settimana, la cometa si trova a circa 190 milioni di miglia (~307 milioni di km) dalla Terra ed è abbastanza luminosa da essere registrata da telescopi professionali e da astrofili esperti, anche se ancora debole visivamente. [9]
- Massima vicinanza alla Terra: Si prevede che 3I/ATLAS passerà a circa 170 milioni di miglia (≈270 milioni di km) a metà dicembre 2025, senza mai avvicinarsi a una traiettoria di collisione. [10]
- Verso Giove: Dopo aver lasciato il vicinato della Terra, attraverserà l’orbita di Giove a marzo 2026, per poi dirigersi di nuovo nelle profondità dello spazio interstellare, senza mai più tornare. [11]
La NASA e l’ESA sottolineano ripetutamente che 3I/ATLAS non rappresenta alcun pericolo per la Terra. La corsa scientifica questa volta non riguarda la difesa planetaria – si tratta di raccogliere ogni possibile dato da un visitatore interstellare unico nella vita prima che scompaia. [12]
La grande scoperta di MAVEN: cosa ha appena scoperto l’orbiter marziano sulla cometa
Le informazioni scientifiche più recenti su 3I/ATLAS oggi provengono dalla sonda MAVEN della NASA, che di solito studia l’atmosfera di Marte. Per dieci giorni a partire dal 27 settembre 2025, MAVEN ha puntato il suo Imaging Ultraviolet Spectrograph (IUVS) verso la cometa mentre era nascosta dietro il Sole dal punto di vista terrestre. [13]
Risultati chiave, pubblicati e riportati il 23 novembre:
- Bagliore ultravioletta dell’idrogeno: MAVEN ha catturato immagini ultraviolette che mostrano una vasta nube di idrogeno – una coma – che circonda 3I/ATLAS. Separando l’idrogeno proveniente dalla cometa, da Marte e dallo spazio interplanetario, il team ha potuto isolare il segnale proprio della cometa. [14]
- Una prima stima del suo rapporto D/H: Da queste osservazioni, i ricercatori hanno ricavato un limite superiore per il rapporto deuterio/idrogeno nell’acqua della cometa – un importante “impronta chimica” usata per confrontare 3I/ATLAS con le comete del nostro sistema solare e per dedurre il tipo di disco protoplanetario in cui si è formata. [15]
- Complemento a rilevamenti precedenti: All’inizio dell’anno, il Neil Gehrels Swift Observatory della NASA ha rilevato idrossile (OH), un sottoprodotto dell’acqua, nella cometa, confermando che il ghiaccio d’acqua sta sublimando dalla sua superficie. I nuovi dati di MAVEN si basano su questo, mappando idrogeno e OH in modo più dettagliato. [16]
Insieme alle immagini del Mars Reconnaissance Orbiter (HiRISE), di Perseverance e di una serie di missioni di eliofisica come STEREO, SOHO e PUNCH, i risultati di MAVEN si inseriscono in un più ampio sforzo della NASA per osservare 3I/ATLAS da molteplici punti di vista nel sistema solare. [17]
Per i planetologi, queste misurazioni sono oro puro: se il rapporto D/H della cometa o altre firme chimiche differissero fortemente da quelle delle comete del sistema solare, sarebbe una prova diretta che i sistemi planetari altrove possono produrre corpi ghiacciati molto diversi.
ATLAS, il programma di scoperta – e perché 3I/ATLAS non si è disgregata
Un articolo separato pubblicato oggi prende di mira una delle voci più persistenti che circolano sulla cometa: che 3I/ATLAS sia “esplosa” o si sia frammentata quando è passata più vicina al Sole (perielio). [18]
La spiegazione di Universe Space Tech sul programma ATLAS – la rete di telescopi robotici che ha individuato per prima la cometa interstellare – sottolinea che:
- La storia ampiamente diffusa della “disgregazione” in realtà si riferisce a un altro oggetto, C/2025 K1 (ATLAS), una cometa completamente diversa scoperta dallo stesso sistema di osservazione e che ora mostra segni di frammentazione. [19] Perché entrambe le comete includono “ATLAS” nei loro nomi, i social media e alcuni titoli hanno confuso le due, portando molti lettori a pensare che l’oggetto interstellare si fosse frantumato. In realtà, 3I/ATLAS rimane intatta nelle immagini attuali. [20]
Lo stesso articolo usa la confusione come punto di partenza per descrivere come funziona ATLAS: telescopi relativamente modesti che scandagliano ripetutamente il cielo per individuare deboli puntini di luce in movimento, originariamente costruiti come un sistema di allerta per impatti ma ora anche prolifici nel trovare comete, incluse quelle interstellari. [21]
In sintesi per oggi: se hai visto post che affermano che “la cometa aliena è esplosa”, si riferiscono all’altra cometa ATLAS, non a 3I/ATLAS.
La posizione ufficiale della NASA vs la “anomalia straordinaria” di Avi Loeb
La visione mainstream: una cometa molto strana, ma naturale
Nell’ultima settimana – e ribadito nelle coperture aggiornate oggi – la NASA e la maggior parte della comunità astronomica professionale hanno mantenuto un messaggio coerente:
- 3I/ATLAS sta attivamente rilasciando gas e polveri, mostrando una chioma, una coda e persino più getti e una “anticoda” (una caratteristica di polvere che punta verso il Sole) che sono insolite ma spiegabili con la fisica delle comete. [22]
- Il visitatore interstellare è “una cometa che fa cose da cometa”, come ha detto uno scienziato della NASA: sublima ghiacci alla luce del sole, produce getti di polvere e mostra modeste accelerazioni non gravitazionali – tutti comportamenti classici delle comete. [23]
- Nuove immagini da campagne multi-missione e una conferenza stampa coperta dall’Associated Press mostrano la cometa come una macchia sfocata e senza caratteristiche alla risoluzione delle telecamere in orbita marziana, non una navicella strutturata, rafforzando l’interpretazione naturale. [24]
- I funzionari sottolineano ripetutamente che non ci sono prove di tecnologia aliena e che 3I/ATLAS non rappresenta alcuna minaccia per la Terra, pur riconoscendo che si tratta di un oggetto eccezionalmente interessante e in parte sconcertante. [25]
L’ultimo aggiornamento scientifico di Sky & Telescope aggiunge che, sebbene possano essere presenti alcune forze non gravitazionali, le soluzioni orbitali attuali sono ancora in fase di perfezionamento e non c’è alcuna necessità convincente di invocare una spiegazione non naturale. [26]
La “13ª anomalia”: un possibile rendezvous con Giove?
Al contrario, Avi Loeb – un astrofisico di Harvard noto per sostenere che alcuni oggetti interstellari potrebbero essere artificiali – ha pubblicato nelle ultime 24 ore un nuovo saggio su Medium intitolato “An Extraordinary New Anomaly of 3I/ATLAS.” [27]
In esso, e in un articolo separato diffuso oggi da inkl, sostiene che:
- Calcoli orbitali aggiornati dal sistema JPL Horizons della NASA prevedono che il 16 marzo 2026, 3I/ATLAS passerà a circa 53,445 milioni di km da Giove. [28]
- Il raggio di Hill di Giove – la regione in cui la sua gravità domina su quella del Sole e può catturare piccoli oggetti – sarà di circa 53,502 milioni di km in quel momento. Ciò significa che l’avvicinamento previsto si trova a ~0,06 milioni di km dal raggio di Hill, corrispondendo a meno di una parte su mille. [29]
- Loeb osserva che la accelerazione non gravitazionale della cometa vicino al perielio, stimata a circa 5×10−75 volte 10^{-7}5×10−7 UA/giorno², avrebbe spostato la distanza dell’incontro con Giove di circa 0,1 milioni di km – proprio la quantità necessaria per “spingerla” su questa traiettoria radente la sfera di Hill. [30]
Da questi numeri, egli deduce una nuova “13ª anomalia”: che le forze di degassamento misurate potrebbero equivalere a una correzione di rotta finemente regolata, coerente con la spinta di un veicolo spaziale controllato che mira a rilasciare piccole sonde in orbite stabili attorno a Giove. [31]
Loeb suggerisce che:
- Se 3I/ATLAS fosse una nave madre, potrebbe usare la sfera di Hill di Giove come un luogo conveniente per parcheggiare “dispositivi tecnologici”, che missioni come Juno o futuri orbiter di Giove potrebbero, in linea di principio, scoprire. [32]
- Il mancato ritrovamento di tali oggetti sarebbe un argomento contro l’ipotesi della nave spaziale, ma afferma che ignorare del tutto questa possibilità sarebbe “antiscientifico”.
Queste idee sono altamente speculative e rimangono decisamente in minoranza. La copertura su testate come Futurism e The Times of India oggi mette in evidenza sia l’insistenza di Loeb nel mantenere l’ipotesi dell’astronave aliena tra le possibilità, sia le obiezioni della NASA e di molti esperti di comete, che considerano le sue argomentazioni come una selezione mirata di stranezze in un insieme di dati ancora in evoluzione. [33]
Un altro notiziario AI di Meyka, anch’esso pubblicato nelle prime ore del 23 novembre, sottolinea come questo dibattito si stia riversando in conversazioni pubbliche più ampie e persino tra gli investitori, ma ribadisce che la posizione ufficiale della NASA resta saldamente nel campo della “cometa naturale”. [34]
Verifica della realtà:
- La coincidenza del raggio di Hill di Giove è matematicamente interessante, ma le soluzioni orbitali comportano sempre delle incertezze, e le comete spesso mostrano piccole e variabili accelerazioni non gravitazionali.
- Finora, nessuna tecnofirma diretta o struttura artificiale inequivocabile è stata rilevata. Tutto ciò che è stato osservato finora – getti, code, variazioni di luminosità – può in linea di principio derivare da degassamento naturale, anche se alcuni aspetti sono insoliti. [35]
Per ora, il riassunto più sicuro è: 3I/ATLAS si comporta come una cometa molto strana, e gli scienziati non sono d’accordo su quanto spingersi oltre in questa stranezza.
Come vedere la cometa 3I/ATLAS nel cielo questa settimana
Se preferisci guardare la cometa invece di discuterne, buone notizie: 3I/ATLAS è riemersa da dietro il Sole e sta salendo sempre più in alto nel cielo prima dell’alba.
Le guide di BBC Sky at Night e Sky & Telescope illustrano le basi per l’osservazione: [36]
- Quando osservare:
- Il momento migliore è poco prima dell’alba, indicativamente tra le 4 e le 6 del mattino ora locale, a seconda della posizione e della data, quando il cielo è ancora buio ma la cometa è già abbastanza alta sopra l’orizzonte.
- Dove guardare:
- La cometa sta salendo attraverso la Vergine nel cielo sud-orientale nelle mattine intorno al 23–25 novembre, scivolando verso la stella Eta Virginis secondo le attuali mappe di ricerca.
- Quanto è luminosa?
- Aspettatevi che sia di circa magnitudine ~13 – decisamente troppo debole per essere visto a occhio nudo o con binocoli comuni. Avrete bisogno di un telescopio amatoriale di medie o grandi dimensioni (apertura di 20–25 cm o più) e di un cielo molto buio.
- Usate un’app o un software di mappatura del cielo aggiornato che possa importare l’ultima effemeride della cometa.
- Lasciate che i vostri occhi si adattino al buio, usate la visione distolta e siate pazienti – nella maggior parte delle configurazioni, 3I/ATLAS apparirà come una piccola macchia diffusa piuttosto che come uno spettacolo drammatico con coda.
Anche se non riuscite a vederla di persona, molti osservatori e progetti di telescopi remoti (come il Virtual Telescope Project) trasmettono in diretta, offrendo al pubblico la possibilità di seguire i progressi di questo vagabondo interstellare. [37]
Cosa succede dopo? Sorvolo di dicembre e la rotta verso Giove
Guardando avanti dal punto di vista di oggi:
- Metà dicembre 2025 – la visione più ravvicinata dalla Terra
Quando 3I/ATLAS raggiungerà il suo massimo avvicinamento alla Terra a ~170 milioni di miglia, sia i telescopi professionali che quelli amatoriali avranno la migliore opportunità di studiare in dettaglio il suo nucleo, i getti e la coda. I telescopi spaziali della NASA, tra cui Hubble, James Webb, e missioni come Lucy e Psyche, stanno pianificando ulteriori osservazioni. [38] - Nuovi risultati attesi su chimica e struttura
Con la mappatura dell’idrogeno di MAVEN, le immagini dell’orbiter marziano HiRISE, le osservazioni eliografiche vicino al Sole e la spettroscopia infrarossa profonda dei telescopi spaziali, gli scienziati sperano di determinare:- Le dimensioni e la forma della cometa
- La composizione dettagliata di ghiacci e polveri (acqua, CO₂, CO e altri volatili)
- Come sono strutturati e alimentati i suoi getti e code multiple [39]
- Marzo 2026 – l’incontro con Giove
Il 16 marzo 2026, si prevede che 3I/ATLAS sfiori il limite della sfera d’influenza di Giove. Il monitoraggio di routine di Giove da parte di missioni come Juno e telescopi da terra probabilmente continuerà, sia per la scienza ordinaria sia – grazie alla pubblicità di Loeb – nel caso in cui qualcosa di veramente insolito si manifesti nell’ambiente di Giove dopo il passaggio. [40]
Qualunque cosa accada, 3I/ATLAS sta già cambiando la nostra comprensione delle comete interstellari. Sta offrendo agli scienziati:
- un raro campione chimico proveniente da oltre il sistema solare,
- un test dal vivo su quanto bene possiamo coordinare sonde sparse per il sistema solare per osservare un bersaglio in rapido movimento, e
- un caso di studio su come scienza, speculazione e social media si intersecano quando qualcosa di veramente strano appare nei nostri cieli.
Per ora, la conclusione più concreta al 23 novembre 2025 è questa:
3I/ATLAS rimane una cometa interstellare intatta e altamente attiva.
Stiamo imparando ogni giorno di più sulla sua chimica e sulla sua orbita, e mentre ipotesi audaci su astronavi aliene fanno notizia, le prove sul tavolo rientrano ancora comodamente – seppur in modo intrigante – nell’ambito di un comportamento cometario estremo ma naturale.
References
1. www.skyatnightmagazine.com, 2. science.nasa.gov, 3. universemagazine.com, 4. avi-loeb.medium.com, 5. www.wilx.com, 6. science.nasa.gov, 7. www.inkl.com, 8. science.nasa.gov, 9. www.wilx.com, 10. science.nasa.gov, 11. science.nasa.gov, 12. science.nasa.gov, 13. www.skyatnightmagazine.com, 14. www.skyatnightmagazine.com, 15. www.skyatnightmagazine.com, 16. www.skyatnightmagazine.com, 17. science.nasa.gov, 18. universemagazine.com, 19. universemagazine.com, 20. universemagazine.com, 21. universemagazine.com, 22. skyandtelescope.org, 23. skyandtelescope.org, 24. www.wilx.com, 25. www.wilx.com, 26. skyandtelescope.org, 27. avi-loeb.medium.com, 28. avi-loeb.medium.com, 29. avi-loeb.medium.com, 30. avi-loeb.medium.com, 31. avi-loeb.medium.com, 32. avi-loeb.medium.com, 33. futurism.com, 34. meyka.com, 35. skyandtelescope.org, 36. www.skyatnightmagazine.com, 37. skyandtelescope.org, 38. science.nasa.gov, 39. science.nasa.gov, 40. avi-loeb.medium.com

